la pratica

Esistono innumerevoli stili e/o scuole di kali e persino i termini variano moltissimo, tra una scuola e l’altra e tra le varie località.

Di seguito verranno quindi elencati solo alcuni degli aspetti (e dei termini) della pratica che possono essere considerati più o meno comuni ad ogni stile e che effettivamente sono utilizzati anche nella nostra scuola.

a) Pratica a mano armata

Il praticante impara ad utilizzare le seguenti armi:
– bastone (olisi) singolo o doppio di 70 cm circa;
– spada, arma lunga da taglio che può avere una lama diritta, pesante e lunga oltre 60 cm, con due punte (kampilan), una lama corta e curva (barong, bolo, pinute) ovvero essere uno strumento da lavoro utilizzato occasionalmente per la guerra (machete);
– coltello, a lama diritta (baraw), a lama serpentata/ondulata (kriss o keriss), a lama uncinata (karambit);
– espada y daga, la combinazione di un’arma da taglio lunga o di un bastone (tenuta/o nella mano forte) ed un coltello (tenuto nella mano debole);
– tabak-toyok (più noto con il termine giapponese nunchaku) o altre armi flessibili (catene, corde);
– bastone medio (dos manos), lungo circa 100 cm;
– bastone lungo (sibat), ca 170-200 cm..

A corta distanza si utilizza un esercizio in cui i due atleti si scambiano ciclicamente colpi in una determinata sequenza (hubad), parandoli a vicenda.
Il ritmo viene poi periodicamente interrotto con l’inserimento di tecniche (leve articolari, proiezioni, strangolamenti, ecc.) e/o finalizzazioni; così si sviluppa tempismo e senso del ritmo, percependo inoltre i movimenti e gli attacchi dell’avversario con il tatto anziché con la vista, troppo lenta per una efficace difesa a corta distanza.

La pratica avviene solitamente in coppia, eseguendo esercizi preordinati e poi via via sempre più liberi da vincoli, anche contro più avversari.
Per l’allenamento con le armi da taglio, ovviamente, vengono usate armi da allenamento, prive di filo ma simili all’originale.
Per il combattimento possono essere utilizzati bastoni imbottiti e protezioni idonee a proteggere le parti più delicate del corpo ed a prevenire inutili infortuni.

b) Pratica a mano nuda

Il praticante impara a combattere nelle seguenti aree:
– sikaran, l’arte di tirare i calci, normalmente sotto la cintura per non esporre la gamba ad offese avversarie specie qualora la controparte fosse armata;
– panantukan, l’arte del combattimento a mani nude;
– dumog o buno, la lotta con leve articolari.

Anche qui la pratica avviene prevalentemente a coppie e viene utilizzato l’hubad descritto al paragrafo precedente.

Il combattimento libero avviene a contatto leggero con l’uso di protezioni.